Borgo di Bacchereto

Borgo Bacchereto

In un atto del 1138 il presbiter Ildebrandus de Bachereto compare tra i testimoni dell’atto con cui vengono donati al vescovo di Pistoia i diritti sul castello di Bacchereto: si tratta del primo documento che testimonia la presenza di una chiesa nella zona. Alla metà del  Duecento il comune rurale di Bacchereto comprendeva le frazioni e le rispettive chiese di San Giusto in Montalbano e di San Biagio a Fusciano ed il nucleo del castello con la chiesa di Santa Maria.

La pieve era di patronato popolare: la nomina del rettore spettava alla gente, ma sottostava all'assenso del vescovo di Pistoia. E' menzionata in una bolla del 1219 di Onorio III ma manca in quella precedente, del 1133, di Innocenzo III. In un documento del XIV sec. il borgo è descritto con queste parole: castrum cum muris, merli set aliis muris circumcirca. Nel Liber Focorum del distretto di Pistoia il comunello diviso per cappelle conta 193 fochi (nuclei familiari) di cui 9 nobiles, 30 pauperes e 5 nihil habet.

Conteso tra Pistoia e Firenze fu aggregato al contado fiorentino assieme ad Artimino e Carmignano nel 1329.

Fra Quattro e Cinquecento nel borgo era fiorente l’industria della ceramica: ed erano attive ben sei fornaci, una delle quali tutt'ora presente. Purtroppo, non abbiamo quasi nessuna notizia sugli artigiani che vi lavoravano, a parte scarse informazioni provenienti dall’Archivio di Stato di Firenze. Qualcosa di più sappiamo sui motivi decorativi adottati che cambiavano adeguandosi agli stili delle epoche, rifacendosi a quelli fiorentini o di Montelupo. La fioritura della ceramica in una zona esclusa dalla principali vie di comunicazioni si deve, forse alla presenza dei monaci della vicina abbazia di San Giusto, che, favoriti anche dalla composizione particolarmente adatta del terreno, avevano introdotto gli artigiani del luogo all’arte della ceramica.

La pieve di Santa Bacchereto pieve di Santa Mari Assunta, domina dall’alto il paese: una modesta facciata intonacata la unifica alla compagnia del Corpo di Cristo, realizzata nella prima metà dell'Ottocento. Dalla zona posteriore emerge la mole merlata del campanile. La veste classicheggiante degli interni si deve a interventi del 1835-40. I controsoffitti decorati si debbono al Valinani. Nella contigua Compagnia è presente, una bella tela con l’Istituzione dell’Eucarestia, copia antica del più noto quadro di Federico Barocci, conservato in Santa Maria sopra Minerva a Roma.

Prima dell'abitato, una irta strada conduce a villa Banci, fattoria di Bacchereto, ristrutturata nel tardo ’800, ma di formazione rinascimentale. La Villa-fattoria, che si articola su tre lati e si apre su un cortile, sul quale prospetta, al centro, un corpo tardo quattrocentesco; interessante anche il prospetto verso la valle con loggetta angolare. Oltre il paese si raggiunge Casa Toia, solida costruzione tre-quattrocentesca, che secondo la tradizione era la casa di Lucia di Zoso, nonna materna di Leonardo Da Vinci dove il piccolo Leonardo era solito passare molto del suo tempo.

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