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Descrizione speditiva del percorso

La brigliaDescrizione del percorso “Rio di Carpineto”

Si parte dal punto della Via Medicea situato quasi alla fine della prima tappa, nei pressi dell’agriturismo “la Borriana”, quando il sentiero della VM arriva ad un trivio posto sul punto panoramico, appena usciti dal bosco. All’estrema sinistra si può vedere l’abitato di Carmignano moderno sovrastato dalla collina con i resti della rocca e dietro le montagne dell’Acquerino pistoiese, segue poi la vicina collina dell’Agio e subito dietro la montagna dei Faggi di Iavello. Continuando a scorrere lo sguardo vero Est si vede la vicina collina con il podere i Boschetti sulla sommità, dietro la nuda groppa della Calvana con a fianco il Monte Morello. Appena a sinistra dell’agriturismo la Borriana (poto subito sotto il punto panoramico), si può osservare un colpo d’occhio su parte della città di Firenze con la cupola di Brunelleschi, il campanile e quella della chiesa di San Lorenzo.

Si prende lo stradello che a destra scende entrando nel bosco di cipressi e lecci e si prosegue uscendo velocemente dalla vegetazione con vista sulla collina di Artimino di fronte, fino a giungere sulla strada bianca (via delle Ginestre). Qui si svolta a destra e si comincia a seguire l’ampia carrareccia in piano con, a destra e in vista, un bel sistema di terrazzi sorretti da muri a secco in pietra di Alberese. Si giunge quasi subito ai resti della fornace (6’) a cui fa seguito un breve tratto della strada bianca con in vista l’antico selciato “alla rinfusa”. Si prosegue in piano fiancheggiando alla nostra sinistra il corso del rio Carpineto, occultato dalla vegetazione; fra la strada ed il corso d’acqua, corre il muro del Barco mediceo che in questo tratto mostra scarsi resti che si elevano di poche decine di centimetri dal suolo. Poco dopo giungiamo alla bella e grande briglia lapidea (15’), una delle dieci che punteggiano il rio Carpineto. Si prosegue sempre sulla strada bianca che in questo tratto è fiancheggiata da una lunga fila di alti cipressi che ci accompagnano fino al punto in cui si arriva di fronte all’ingresso dell’Azienda agricola Ceri (25’).

Proseguiamo in leggera discesa e superiamo un piccolo ponte in muratura di vecchia fattura: siamo ad un trivio dove a sinistra si va in direzione di Artimino (3 km), a destra si sale al paese di Carmignano, mentre andando dritto si prosegue nella nostra direzione. Superiamo quindi una dimora colonica (sede di una fornace precedente a quella prima vista) che riporta un tabernacolo sul fianco e cominciamo a salire alzandoci da fondovalle dove scorre il rio Carpineto per rientrare nuovamente nel bosco. Una fila di bei paracarri lapidei scolpiti ci accompagna per alcune decine di metri fino a che raggiungiamo una curva a destra in salita che superiamo, con a fianco (sempre a destra) un bel muro vecchio a pietre. Poche decine di meri più avanti, dove il muro presenta una ricassatura che ospita una serie di gradini, noi svoltiamo a sinistra lasciando la strada bianca ed entrando nel campo di olivi seguendo uno stradello (40’).

Si scende subito in una piccola sella dove è presente un trivio di strade campestri; noi proseguiamo a dritto in falso piano e fra gli olivi, risaliamo brevemente e arriviamo su un dosso, sempre fra gli olivi; qui si prosegue a dritto puntando la visibile e vicina quercia posta di fronte a noi. Raggiuntala si procede oltre fino ad arrivare quasi al limite del bosco e qui svoltiamo seccamente a sinistra cominciando a scendere parallelamente al confine fra coltivi e bosco. Lo facciamo per alcune decine di metri fino ad arrivare in una slargo in piano che precede una viottola che si addentra decisamente nel bosco (50’).

La seguiamo proseguendo a dritto e in leggera salita dentro alla vegetazione fino a giungere alla prima curva a destra (53’). Qui si prende il sentiero che a sinistra scende leggermente fra la vegetazione arbustiva, si transita accanto ad un albero caduto (un pioppo) per poi piegare seccamente a sinistra scendendo la ripida scalinata che ci porta nell’alveo del rio di Carpineto. Si sottopassa il grande pioppo caduto di poco prima, si passa a fianco di un grande masso di Macigno rotolato dalla frana che condiziona tutto il breve tratto che ci divide dalla vasca di accumulo della centrale. Si cammina infatti in un paesaggio caoticizzato dalla frana per alcuni decine di metri raggiungendo il bordo della vasca di accumulo con canale in pietra che portava l’acqua dalla diga che abbiamo poco prima superato (1h).

Per vedere il corpo della centrale si scende mediante scalinata in legno il ripido e breve pendio che fiancheggia il muro della vasca e appena in fondo al muro e al pendio si sbuca in una piccola radura da dove è possibile osservare il corpo della centrale costituito da una costruzione a torre fiancheggiata da un poderoso barbacane, a sua volta sovrastato dal muro della vasca. La costruzione è posta sul bordo di un altro sbarramento che ha la funzione di sostenere tutto il complesso impedendo che scivoli nel rio. Lo sbarramento, che contiene al suo interno il rifiuto dell’acqua proveniente dalla sala turbina, è ricavato su di un salto naturale; il tutto contribuisce a creare un ambiente molto suggestivo.

Si torna indietro risalendo la ripida scalinata e percorrendo in senso inverso il tratto di sentiero che percorre la frana fino a ritornare al punto dove si è sottopassato il grande albero caduto di poco prima e, in prossimità di questo, si svolta a sinistra. Siamo in un piccolo pianoro costituito dal materiale portato nei decenni dal rio Carpineto, alle spalle della grande diga che creava l’invaso da dove partiva il canale che alimentava la cisterna di accumulo. Stando sul bordo della diga voltandoci di 180° alle nostre spalle possiamo notare un enorme salice mentre se ci giriamo alla nostra destra di 90° possiamo vedere un passaggio che scende nel greto del rio. Attraversiamo il corso d’acqua e prendiamo a risalirlo rimanendo dentro l’alveo e passando a fianco di un basso muraglione in grandi bozze lapidee. Si lascia l’alveo nel punto in cui il muraglione si abbassa fino quasi a scomparire per salire sul greto dalla parte della sponda orografica destra cominciando a risalire il corso d’acqua fino a giungere quasi subito ad uno sbarramento trasversale, anch’esso in pietre appena sbozzate (1h 20’).

Si supera lo sbarramento rimanendo sempre sulla riva orografica destra per circa una decina di metri per poi piegare nuovamente verso l’alveo nel punto dove, sulla riva opposta, si nota un altro muraglione parallelo al corso d’acqua. Si entra nell’acqua e si continua risalendone il corso per poi tenere la nostra sinistra (passaggi più agevoli) e sfiorare un pioppo. A questo punto ci si porta sull’altra sponda attraversando il rio e puntando verso il grande muraglione che, più in alto del corso d’acqua ne segue il percorso. Camminiamo per un ventina di metri proprio a fianco del muraglione. Dove questo sembra finire (in realtà compie una secca svolta) attraversiamo di nuovo il rio di Carpineto con, nelle orecchie, il rumore della vicina cascata che raggiungiamo quasi subito (1h 25’). Il salto, alto circa 7-8, è diviso in due e si sviluppa sugli enormi strati di Macigno collocati a reggipoggio e avvolti da estese concrezioni calcaree depositate dall’acqua nel corso del tempo. Bello tonfo ai piedi della cascata, quando c’è acqua. Alla nostra sinistra invece possiamo notare bizzarre stratificazioni di Macigno che si immergono verso la cascata disegnando più salti sul fianco ripidissimo della collina sovrastante. Si tratta dell’alveo di un piccolissimo corso d’acqua affluente del rio Carpineto, per buna parte dell’anno in secca.

Torniamo indietro ripercorrendo il tratto a fianco del muraglione e subito dopo aver riattraversato il rio, si sale nel pianoro posto sulla destra orografica. Da qui, fronte al ripido pendio della collina, si segue la traccia che si infila nel letto di un piccolo borro che scende dalla stessa. Si oltrepassa subito un albero caduto passandogli sotto e si continua a salire con la pendenza che aumenta diventando consistente. Si arriva velocemente ad un punto contrassegnato da tre giovani frassini che restano alla nostra destra; (1h 40’) è quello il momento dove lasciamo il letto asciutto del rio per prendere a destra e, subito dopo, a sinistra in ripidissima salita fra gli alberi. Ci avviciniamo a dei grandi massi di Macigno che aggiriamo da sinistra per poi cominciare a percorrere il fianco della ripida collina non più nel senso della massima salita ma trasversalmente. Si continua così per poche decine di metri e arriviamo al muro del Barco mediceo che si sviluppa ortogonalmente al nostro senso di marcia: quando siamo di fronte al muro prendiamo in discesa (a destra) e scendiamo per circa 30 metri mantenendoci paralleli all’antico manufatto. Giungiamo quindi in una traccia più battuta, accanto ad un grande masso di Macigno, dove svoltiamo a sinistra e, dopo pochi metri, siamo nuovamente a fianco del muro del Barco ma questa volta in prossimità di un varco originale; siamo in un punto veramente suggestivo (1h 50’). Affacciandosi (attenzione!) si vede l’alveo del borro che il muro costeggia e che qui precipita fra lastroni di Macigno mentre i resti del muro continuano dalla parte opposta. Si vede ancora la mazzetta che doveva costituire il punto di appoggio del sistema ligneo che permetteva il passaggio dell’acqua.

Si torna indietro fino al grosso masso e si riprende la traccia che abbiamo percorso in discesa cominciando a salire fino a tornare al punto di prima. Qui si procede ancora salendo il pendio mantenendosi più o meno parallelamente al muro del Barco (che è alla nostra destra). La salita poco dopo si attenua e sbuchiamo su un sentiero: si prende a destra e subito dopo si sbocca sulla grande traccia dove transita la Via Medicea. Qui scendiamo subito alla nostra destra nella vegetazione per vedere un’altra delle porte del Barco che permettevano il passaggio dei corsi d’acqua. Si torna sulla Via Medicea e si prende a sinistra salendo fra estesi affioramenti di Macigno, tralasciando la diramazione che alla nostra destra torna quasi indietro (percorso della Via Medicea), e prendendo invece a dritto su ampia e larga traccia in piano nel bosco.

Poco dopo, a sinistra, fra la vegetazione, si nota la collina boscosa di Poggio ai Colli con i cipressi sommitali a disegnarne il profilo cacuminale; a sinistra di questa la Rocca di Carmignano con la villa Ricci. Si prosegue sempre in piano e si tralascia una deviazione alla nostra destra che torna quasi indietro; si esce dal bosco fitto percorrendo un piccolo crinale inondato di luce dove la vegetazione assume un portamento più arbustivo ed al suolo il Macigno si mostra pluriframmentato. Si comincia a scendere in modo sempre più accentuato fra i solchi provocati dallo scorrimento delle acque meteoriche fino a giungere ad un trivio in piano, nel bosco (2h 10’). Siamo rientrati nuovamente sulla VM. Prendiamo a sinistra e poi nuovamente a sinistra cominciando a scendere nel bosco su fondo molto sconnesso. Si continua a scendere superando un caratteristico affioramento di Macigno; successivamente si compie una curva a sinistra tralasciando la deviazione che, a destra, si allontana lateralmente; si svolta questa volta a destra e si si sbuca fuori dal bosco, attraversando il rio Carpineto che in questo punto è un minuscolo rivolo. Si transita di fianco all’abitazione già vista precedentemente e si sbuca sulla via delle Ginestre (2h 35’)..

Si prende a destra cominciando a percorrere la strada bianca che poco dopo transita di fronte all’azienda agricola Ceri; al bivio che si incontra subito dopo il piazzale di accesso all’azienda agricola, si tiene la sinistra, camminando a fianco di una fila di cipressi adulti ed entrando nel bosco. Lo stradello continua in leggera salita, supera un piccolo rio con un pregevole ponticino in pietra per poi arrivare al bivio presso il podere Campisalti: si prosegue a dritto in piano e si arriva quasi subito al punto di partenza del nostro itinerario (2h 50’).

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