Pontormo

La visitazione del PontormoLa geniale solitudine del Pontormo

Spirito erratico e solitario, Jacopo Carucci detto il Pontormo (1494-1557) è stato uno dei padri del Manierismo italiano. Il suo ambiguo stile visivo rappresenta infatti una chiara sfida alla regolarità prospettica rinascimentale, mostrando tutta la fragilità dell'uomo in un mondo dominato da forze misteriose e incontrollabili.
Secondo il Vasari Jacopo Carucci fu sempre uomo solitario e melanconico: nato a Pontormo, vicino Empoli, egli rimase infatti orfano in tenerissima età, spendendo il resto della propria giovinezza al seguito di vari artisti vagabondi della zona.
Il suo talento lo mise però in contatto con i maggiori pittori della corte medicea: Bernardo Vettori, Piero di Cosimo, Andrea del Sarto e Leonardo da Vinci. Per ironia della sorte, Carucci divenne comunque famoso con il nome della sua città natale, a dispetto di tutte le sofferenze da lui patite in quel luogo.

La solitudine angosciosa del personaggio principale - quasi portato a simbolo della generale fragilità umana - viene ulteriormente esplorata in una nuova Visitazione, dipinta qualche anno più tardi per la Chiesa di San Michele a Carmignano, nei dintorni di Firenze: stavolta la Madonna ed Elisabetta sono in primo piano, ma il mondo che le circonda è oscuro e misterioso, privo di forme e luce. Sembra un paesaggio metafisico di De Chirico, svuotato di ogni contatto con l’allegria della vita, dove solo l’abbraccio mariano garantisce una qualche specie di calore umano. Ma i visi restano freddi, ieratici e privi di gioia.
E’ probabile che questo radicato pessimismo del Pontormo fosse frutto delle sue nuove vicissitudini umane, dovute all’improvvisa pestilenza in Toscana del 1522. Costretto ad abbandonare Firenze per timore del contagio, l’artista si rinchiuse infatti nella Certosa di Galluzzo, dove visse per diverso tempo in compagnia di monaci ascetici e rigorosi. Così tanto isolamento accrebbe le tendenze chiuse e opprimenti della sua pittura, espresse ampiamente in un ciclo pittorico per lo stesso monastero cartosiano, oggi purtroppo gravemente danneggiato dal passaggio dei secoli.

Tornato alla corte medicea nel 1525, Carucci ebbe finalmente un incarico estremamente prestigioso, ovvero la decorazione della Cappella Capponi nella chiesa di Santa Felicita, originariamente disegnata dal Brunelleschi.

Nonostante la sua originalità visiva, la decorazione della Cappella Capponi ebbe parecchio successo all’epoca, consentendo al Pontormo di aprire una bottega artistica a Firenze in compagnia del fedele allievo Agnolo Bronzino. Quasi tutte le commissioni successive del Carucci furono quindi ritratti per la famiglia Medici, incluso quello famoso di Maria Salviati, madre del Granduca Cosimo I, conservato agli Uffizi; tuttavia il brillante pittore sperimentò ancora il suo stile inquieto e nervoso con alcune tele religiose come il Martirio di San Maurizio (1531) e il classico mito di Adamo ed Eva (1535).

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