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Le nostre varietà

Vino dal colore rosso rubino con riflessi granato, con profumi di frutta matura a polpa rossa con note balsamiche e leggera speziatura, dal gusto pieno morbido in equilibrio con i tannini eleganti, il Carmignano DOCG ha una fama che si accompagna indubbiamente all’antica storia di questo comune. Nel suo aroma, nel suo gusto e nel suo profumo si nascondono tappe importanti dei primi insediamenti che ne caratterizzarono il territorio.
L’arte del vino, già praticata dagli Etruschi, nel corso dei secoli successivi si era sviluppata a tal punto che questo grande vino da arrosto e da cacciagione, a lungo invecchiamento, si era fatto davvero un buon nome, tanto che il granduca Cosimo III de’ Medici nel 1716 disciplinò il Carmignano emettendo prima un decreto, poi un bando (che va considerato la prima DOC ante litteram al mondo) con cui stabiliva precise e severe norme per la vendemmia e delimitava la zona di produzione di questo vino. Fu questo il primo esempio nel mondo per la denominazione di origine controllata e costituì al contempo la prima patente di nobiltà del Carmignano, al quale nel 1975 venne concessa la DOC per poi infine divenire DOCG nel 1990.
 

  • Barco Reale DOC

Dal colore rubino vivace e brillante, odore vinoso con profumo intenso e fruttato, dal sapore asciutto, sapido, fresco, pieno, armonico, il Barco Reale DOC è un vino che proviene dagli stessi vitigni del Carmignano, anzi è in tutto e per tutto un Carmignano, soltanto invecchiato e commercializzato più giovane. Fresco e beverino, il fratello più giovane del Carmignano DOCG è un vino di più rapido consumo, ma con caratteristiche sempre di alta qualità, il cui nome deriva dalla proprietà medicea che copriva gran parte del territorio dei comuni di Poggio a Caiano e Carmignano e che era circondata dal muro del Barco Reale lungo più di 30 miglia.
 

  • Vin Ruspo DOC

È un vino rosato e versatile che può essere bevuto anche fuori pasto, magari come aperitivo, che si adatta bene con gli antipasti, col pesce e con i crostacei, ma che si sposa pure con le carni in umido come pochi vini sanno fare. La sua origine è legata alla mezzadria, tanto diffusa in Toscana: in tempo di vendemmia il mezzadro ritardava il trasporto in fattoria dell’ultima tinella di uva ammostata e durante la notte “ruspava” un certo quantitativo di mosto che finiva nella sua cantina, ossia se ne appropriava. Il padrone era ben a conoscenza del giochetto, ma per amore del quieto vivere non sollevava obiezioni. Il mostofiore veniva raccolto in damigiane e vi sostava per tutto l’inverno senza essere governato; tutt’oggi la stessa tecnica si opera nelle cantine delle fattorie.
 

  • Vin Santo DOC

Al momento della vendemmia vengono scelte le uve migliori, i cui grappoli, deposti su uno strato di foglie e trasportati in cassette di legno, vengono lasciati appassire su castelli e graticci di canna in grandi stanze ventilate. Qui rimangono per quattro mesi, durante i quali si aprono le finestre ai venti asciutti del nord, mentre si chiudono quando imperversa lo scirocco, bruciando così un po’ di zolfo. A gennaio i chicchi sani vengono “diraspati” e pigiati: il liquido ottenuto è messo in recipienti di modesta capacità e poi lasciato invecchiare per tre o quattro anni in ambienti solitamente sotto tetto, per far sì che gli sbalzi termici dovuti ai cambi di stagione vengano sentiti. Si ottiene così un vino giallo ambrato brillante di almeno 16 gradi, dal profumo fine e dal sapore secco o abboccato.

 

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