Alberto Moretti - Biografia

Moretti nel suo studioIl legame di Alberto Moretti con Carmignano si può rintracciare sin dal suo esordio artistico nei primi anni Quaranta come dimostrano alcuni rari esempi pittorici e una serie di schizzi e disegni di matrice figurativa, per i quali ha tratto ispirazione dalla realtà circostante.
In particolare si potrebbe circoscrivere questo momento creativo alla serie dei ritratti dell’anziana nonna dell’artista, Paola Donati (1945 cc.), in cui la donna viene registrata seduta, con gli occhi abbassati e le mani conserte o intente a cucire. Accanto al tema del ritratto, Moretti affianca la riproduzione di paesaggi e vedute, modellati sugli esempi di Ardengo Soffici, attivo negli stessi anni nella vicina Poggio a Caiano e di Ottone Rosai, conosciuto nei caffè letterari fiorentini.

Il preludio artistico di Moretti, all’insegna del figurativo, lo introduce immediatamente e a pieno titolo, tra i protagonisti artistici di una stagione segnata dal graduale ma definitivo passaggio dalla riproduzione realista alla sintesi astratto-geometrica.
Tuttavia prima che si compia il progresso pittorico in senso astratto-concreto, Moretti si confronta con la tendenza artistica rivolta all'impegno sociale, in una maniera tra l’espressionista e il cubista, sotto l’egida di quanto proveniva dalla Francia, ritenuta ancora depositaria dell’impegno civile e della nuova cultura artistica. Di questo periodo sono opere come Lavoratori (1946) e Contadini (1947).

L’evoluzione in senso astratto-concreto, riferibile non più a percezioni esterne bensì a forme e colori generate da pure speculazioni mentali e sperimentazioni tecniche, avviene intorno al 1947-1948, quando da imitatore si fa invece creatore d’arte. “Passati dal dramma della guerra c’era bisogno di andare verso qualche cosa che fosse una liberazione da quello stato (…), che ti toglieva dalla terra e ti metteva in contatto con le cose più profonde, ad esempio il rapporto con il cosmo, quella che poteva essere allora la geometria, i rapporti di armonia. Per me in quel momento c’era proprio il bisogno di superare questa tragedia e ricominciare da quelle che potevano essere le basi di una nuova espressività artistica.”

Moretti non ripudia la natura, bensì la scruta al di sotto della scorza dell’apparenza per coglierne l’essenza, “l’imperturbabile” fuori dal corso del tempo. “Se la natura si regola teoricamente con leggi geometriche rigorose, nell’atto creativo rivela delle oscillazioni. Le forme naturali deviano dal loro modello teorico. E sono proprio queste trasgressioni la caratteristica della vita e la causa della grazia della forma in cui essa si rivela”.

Del tutto compreso nello spirito del suo tempo, opere come Prospettiva, Composizione dinamica, Poiesis, Idolo avvicinano Moretti alle contestuali pratiche degli artisti astrattisti fiorentini e degli esponenti del Movimento Arte Concreta di Milano, insieme ai quali partecipa a varie mostre tra il 1951 e il 1957.

Pioniere nella sperimentazione di linguaggi artistici differenti, si avvicina a diverse pratiche di stampa come la xilografia, la litografia e la serigrafia.

A cavallo tra gli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta realizza i primi schizzi che confluiranno poi nelle espansioni, nelle sgocciolature, nelle diluizioni delle Carte Abissali (1951-1953). Le nuove visioni sembrano ammiccare a Jackson Pollock, allo Spazialismo di Lucio Fontana e alle realizzazioni del Movimento Nucleare, aprendo così alla successiva fase espressiva della parabola artistica del maestro, vale a dire alle profondità liriche ed esistenziali dell’esplosione informale.

“Il passaggio dall’astrazione geometrica all’Informale è un passaggio venuto così per caso, perché io nel fare le litografie adottavo l’acqua. (…); e proprio nell’adoperare l’acqua feci delle esperienze con essa e con i colori ad olio sulla carta e vennero fuori questi colori e queste forme spontanee che io chiamai Carte Abissali.”

La svolta gestuale e materica della pittura di Moretti intorno alla metà degli anni Cinquanta sembra dare sfogo all’impeto che andava sconquassando le sue forme geometriche (Lacerazione, 1955). Per l’artista si apre un capitolo nuovo.

Al contempo egli matura la decisione di trasferirsi a Firenze in pianta stabile. Espone in personali e collettive alla Galleria Indiano, diretta da Piero Santi e alla galleria Numero di Fiamma Vigo, con cui collabora e dove tiene la prima esposizione del suo periodo informale.
In questi anni entra in contatto con alcuni esponenti del gruppo Cobra.

Durante il suo soggiorno a Parigi (1953) frequenta la Galerie Denise René, intrecciando una serie di legami con alcuni artisti francesi, testimoniata anche da una bella mostra personale a Parigi.

Dal 1959 al 1962 sperimenta opere di sintesi tra informale e Neo-dadà: gli assemblages. L’operazione consiste prima nel prelevare oggetti dalla realtà come inserti pubblicitari, immagini fotografiche e lacerti di giornale, per inserirli poi in un contesto altro rispetto all’ originale, quello artistico appunto. Emblematiche di questa fase artistica sono Edicola (1962), dove Moretti si appropria di mass media che inserisce direttamente sulla tela, e Vegé (1964), immediatamente riconosciuto dalla critica come una delle prime declinazioni italiane del clima Pop.

Con il tempo gli assemblages si caricano di prelevi oggettuali desunti dal mondo contadino tra cui cerchi di ferro, sarmenti e stoffa, come in Cravatta (1961) in cui il grumo informale, ispirato all’influenza di De Kooning, sostituisce la testa di un uomo, e il corpo umano si fa carico di un inserto oggettuale come una vera cravatta.
Parallelamente partecipa all’attività della Galleria Quadrante fondata nel 1962 da Matilde Giorgini e, insieme agli altri artisti della galleria Berti, Bueno, Loffredo e Nativi, espone in numerose mostre in Italia e all’estero. Entra a far parte del Gruppo ’70, fondato nel 1963, una formazione che si ampliò successivamente dando vita alla corrente denominata Poesia Visiva.

In questi anni viaggia molto, specialmente negli Stati Uniti dove anche espone ed entra in contatto con gli artisti americani della Pop Art.

Alla Galleria l’Indiano nel 1968 espone le strutture primarie: strutture giganti composte da elementi modulari combinati insieme. Sono del 1969 i disegni-progetti realizzati su grandi tele di plastica trasparente dipinta denominati Segni Frontali. Tale ricerca è il preludio della rivoluzione in senso concettuale che occuperà Moretti negli anni a venire.
Negli anni Settanta l’artista fa uso della cinepresa e della fotografia, due mezzi espressivi che mai come in quel decennio rivoluzionarono e ampliarono il concetto di arte.
Gira così film in Superotto: Materia (1973), dove non adopera la parola, ma fa uso di suoni naturali continui, annulla il movimento della macchina da presa e azzera il montaggio. Ne Il magico è la scienza della Giungla (1974) il viaggio mentale di Moretti trae spunto da un rito selvaggio: l’Appropriazione del Sole riflesso nell’Acqua. In Ideologia come Teche (installazione alla Biennale di Venezia del 1978) si profila la ricerca-diritto a un Lavoro come Arte, che rispetti la personalità dell’uomo, posizione documentata anche dal film La cuffia (1974) e da Technè come lavoro e arte (1975).

Nel 1970 Alberto Moretti riannoda anche i legami con la pittura informale, realizzando una serie di opere a olio su intreccio di rafia. Ciò che interessa al maestro in questo periodo è l’arte sociale, i riferimenti che essa tesse con il mondo arcaico. Gli intrecci di rafia già presenti in Teche e Lavoro come Arte, sono ora reinterpretati diventando supporto della pittura.

Negli anni Ottanta e Novanta presenta lavori di grande formato e prosegue la ricerca sulla luce, la gestualità e il colore, riaffermando, seppur nell’espressività materica informale, il suo interesse per la natura, l’infinita fonte d’ ispirazione cui il maestro ha attinto durante il corso di tutta la sua vita.
 

La Galleria Schema

Del contesto fiorentino del dopoguerra Moretti è interprete, ma anche critico.

Nel 1972 infatti Alberto Moretti, Roberto Cesaroni e Raul Dominguez fondano in Via della Vigna Nuova a Firenze la Galleria Schema, luogo di promozione e ricerca artistica, palcoscenico delle esperienze artistiche più innovative del panorama nazionale e internazionale.
Attiva fino al 1994, la Galleria fu inaugurata nel 1972. Furono convocati ad allestirla gli architetti radicali del Superstudio: Alfonso Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto e Alessandro Magris e Piero Frassinelli che, in quell’occasione, oltre alla messa in opera della struttura reticolare a sostegno dei portafaretti, predisposero per la mostra i loro utopistici progetti, celebri per l’elaborazione di teorie e lo sviluppo di un design che rompessero con il paradigma costruttivo ed estetico forma-funzione.
Sin dalle prime esposizioni, la predilezione dei galleristi si rivolse a quel ramo dell’arte più avanguardistico che destinava se stesso alla creazione di strutture ambientali, all’uso del corpo come mezzo di comunicazione espressiva e al processo mentale che precede la messa in opera della creazione artistica.
Infatti i primi artisti che la Galleria avrebbe accolto e promosso furono esponenti provenienti da movimenti artistici quali Fluxus, Minimal Art, Body Art, Conceptual Art e Arte Povera.

L’esperienza espositiva e l’eredità bibliografica, iconografica e artistica oggi sono confluiti e conservati presso l’Archivio Alberto Moretti e la collezione stessa del maestro.

Il 29 giugno 2012 si è spento all'età di 90 anni il Maestro Alberto Moretti. Il Maestro era nato a Carmignano e qui viveva, ma la sua fama di artista era nota in Italia e all'estero. Moretti è stato il fondatore della Galleria Schema a Firenze e della galleria Schema Polis a Carmignano anche denominato Spazio D'Arte Alberto Moretti.
 

Bibliografia principale di riferimento

  • Pezzato, Stefano (a cura di), Ibridazioni autonome 1959-1963. Alberto Moretti e le nuove tendenze artistiche a Firenze (cat.mostra), Spazio d’Arte Alberto Moretti | Schema Polis Carmignano Prato, 18 maggio-27 luglio 2008, Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci, 2008.
  • Pezzato, Stefano (a cura di), Alberto Moretti a Carmignano. Fra astrattismo geometrico e informale (cat.mostre), Archivio Alberto Moretti e Prepositura di San Michele, Carmignano Prato, 15 aprile-2 luglio 2006, Regione Toscana/Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci, 2006.
  • Cincinelli, Saretto (a cura di), Moto a luogo (cat.mostra), Rocca di Carmignano, Carmignano Prato, Regione Toscana/Gli Ori, 2003.
  • Sisi, Carlo, Bortolotti, Paola (a cura di), Alberto Moretti. Autobiografia (cat.mostra), Galleria d’Arte Moderna-Palazzo Pitti Firenze, 6 marzo-30 aprile 1999, Edizioni Polistampa Firenze, 1999.

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